domenica, aprile 20, 2008

Roberto Scarpinato (Parte 1/5): L'Italia Oscena

e forza italiaaaa... la sinistra ti ha messo in ginocchio, io ti sodomizzo!

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Comincio a guardare il video...poi mi accorgo della presenza di Travaglio e premo stop! Basta...l'Italia ha votato, rassegnatevi!

tarzan della repubblica ha detto...

e fai male!

trinity ha detto...

Per l'anonimo...povero te!

trinity ha detto...

Marco Travaglio - La valanga di menzogne di Berlusconi

trinity ha detto...

Viral video project

Rodion Romanovic ha detto...

Sul blog della Sinistra Arcobaleno di Lavello c'è un solo commento: www.zizzania.org.

Trema Travaglio il "Regime" ( libro con la postfazione di Grillo, 2004 Bur la mia edizione ) sta per tornare!! Per chi non lo sapesse, mi rivolgo all'anonimo soprattutto, si parla anche della censura posta su Fini ( non Gianfranco, ma Massimo, meno famosa dell’ editto Bulgaro). Certo Travaglio è schierato innegabilmente ( mio giudizio, non sono berlusconiano, non ho mai votato FI, AN, Lega, UDC, MSI, FN, ecc…), ma credo che non bisogna avere pregiudizi, starlo ad ascoltare è molto proficuo. Allo stesso modo credo che non sia la Bibbia anche lui può fallire o rappresentare i fatti in modo fazioso, come tutti. Dunque ascoltare non fa male, al massimo, nella peggiore delle ipotesi perderebbe (l’anonimo) qualche minuto.

Dalla Siberia Vostro
Rodion Romanovic

P.S.: nella postfazione, Grillo lancia un movimento politico che “punta(va) a smuovere un milione di persone”. Avrebbe dovuto chiamarsi “A furor di popolo”. In internet. Dove sono andati i voti dei Grillini ( di Grillo e non del socialista Grillini)? Chi hanno votato? Si sono astenuti? Hanno votato Lega e Idv?? Fatemi sapere, non per far polemica, per capire. Non c’entra niente con Travaglio, è un argomento di discussione lanciato così, per discutere.

trinity ha detto...

Caro Rodion mi sono recata alle urne, decreto alla mano, per praticare il non voto...prima mi hanno chiesto di tornare il giorno successivo...poi, all'indomani, mi hanno detto che occorreva una mia dichiarazione da allegare al verbale(???)...

trinity ha detto...

...per l'anonimo e, in generale, per tutti!!!

Rodion Romanovic ha detto...

Ok, il Suo non voto è un voto come il mio voto, però non mi riferivo a questo. Mi stavo chiedendo dove sono andati a finire i voti di Beppe Grillo(la gente che la pensa come lui).
Comunque poi l'ha allegata la dichiarazione, insomma ha fatto mettere a verbale che non votava?
Possono chiedere di tornare a votare il giorno il successivo? Non credo che sia legittimo.

trinity ha detto...

...avete tutti un cervello per pensare!!!

trinity ha detto...

No!!! Non ho allegato niente...perchè il fatto che ci volesse una dichiarazione mi è stato detto il giorno dopo, quando sono tornata per votare!

Rodion Romanovic ha detto...

Quindi non ha votato e non ha potuto mettere a verbale il suo non voto. Non credo che sia legale questo. Secondo me doveda uscire qualche circolare del ministero dell'interno che istruisse in modo chiaro le modalità del non voto e della messa a verbale. Istruire le persone nei c.d. seggi che brancolavano nel buio. Provi a chiedere a qualche costituzionalista.

trinity ha detto...

Guardi Rodion, in un tg ho sentito la notizia che sono state chiamate le forze dell'ordine quando un elettore si è recato alle urne per praticare il non voto! Cmq grazie del consiglio...mi informerò!

trinity ha detto...

Di votare ho votato...ma scheda bianca...anche se così non si risolve nulla!

Paso ha detto...

state a discutere sulla procedura del non voto, sembra quasi che non vivete in Italia. Se chiedete un qualsiasi chiarimento in un qualsiasi ufficio pubblico è un continuo rimpiattino...tra uffici e certificati da "allegare"... voi pensate che un "improvvisato" seggio elettorale vi dia risposte certe?!?!? Povera Italia!

trinity ha detto...

No, no Paso...viviamo in Italia...questo è il vero problema!

Anonimo ha detto...

“Il Giornale” del 23/07/07.


“Contrariamente al suo cognome che evoca le lacerazioni del dubbio, Marco Travaglio è un giornalista di granitiche certezze. Ne ha diverse che si riducono a una sola: i mali del mondo si sanano con la carcerazione che, in sciagurata assenza dei lavori forzati, si spera sia definitiva, ma è benvenuta anche se preventiva, successiva, accessoria o speciale. Il corollario è che Silvio Berlusconi, essendo il peggiore dei mali, sarà alla fine acciuffato dai giudici e terminerà al fresco i suoi giorni. Travaglio - pensa Travaglio - ha consacrato gli ultimi 15 anni e consacrerà i venturi per aiutare le toghe a conseguire l'obiettivo facendo da diligente ruota di scorta alle Eccellenze con articoli, libri, sermoni televisivi. Ora, si è dato perfino al cinematografo. Il giornalista compare infatti in Shooting Silvio, un cordiale film, attualmente nelle sale, in cui il protagonista, tale Kurtz, con l'ossessione del Cav, prima scrive un libro contro il tiranno, poi decide di ucciderlo. Nonostante le evidenti affinità - sia nell'odio cieco, sia nel mezzo usato per esprimerlo: il libro -, Travaglio non è Kurtz, ma solo una comparsa. Ruolo da quattro palanche, riscattato però dall'onore di rappresentare il simbolo vivente dell'antiberlusconismo militante.
Marco è un aitante giovanotto di 42 anni con un viso spiritualmente affilato e l'aspetto generale del cherubino. Quest'anno è apparso in Rai come compare del collega Michele Santoro nella trasmissione Anno Zero. Con tono gelido e sorriso di sufficienza, apriva la puntata declamando pensierini in forma di lettera, col piglio di un appello a reti unificate del presidente Putin, cui vagamente somiglia. In sala silenzio di tomba, sul video un trepidante Santoro ossigenato in attesa di chissà quali rivelazioni. Marco apriva le labbra ben disegnate e dava sfogo alle proprie idiosincrasie sull'Italia con l'aria dell'alieno capitato nel Paese sbagliato. Ha raggiunto il culmine con una lettera a Indro Montanelli nell'Aldilà. «Caro direttore... ora che sei in Paradiso, immagino che tu...» e così via, chiamando il defunto a testimone delle brutture di quaggiù: Berlusconi, Andreotti, Giuliano Ferrara, Papa Ratzinger, i preti pedofili, l'opposizione ai matrimoni gay. Montanelli ha taciuto come l'Apollo delfico e la Pizia-Travaglio gli ha messo in bocca quello che pareva a lui.

Vizio di Marco è, infatti, non dire mai ciò che pensa, trincerandosi dietro le opinioni di presunte autorità. Passi per Montanelli che gode di affetto diffuso, ma la massa delle intemerate travagliesche sono farina del sacco di discussi magistrati. Ciò che i giudici dicono è per Marco oro colato. Non sceglie, riporta. I suoi articoli e i suoi libri corposi - fino a 800 pagine - sono la trasposizione in italiano del gergo delle carte bollate. Questo amanuense delle Procure passa in cancelleria, fa incetta di documenti tribunalizi e li travasa, con un di più di bile, nei suoi innumerevoli scritti al ciclostile. «Copisteria giudiziaria», la definisce Filippo Facci, entomologo del travaglismo.
L'arte di Travaglio consiste nel riportare sentenze e requisitorie, cospargendole di malignità per mettere in cattiva luce chi odia e di sapienti omissioni per salvare chi ama. Se deve scrivere che sono state archiviate le inchieste sul Cav per le bombe del '92 - una fantasiosa accusa per concorso in strage - dice: «Archiviate per scadenza dei termini, ma con motivazioni durissime». Quando però riferisce che il pm De Pasquale (pool milanese di Mani pulite) è stato assolto dall'accusa di avere indotto Gabriele Cagliari al suicidio per avergli promesso la scarcerazione, andando poi al mare e lasciandolo in galera, scrive: «È stato completamente scagionato da quei sospetti. Completamente» e tace che gli ispettori ministeriali hanno invece osservato: «...il De Pasquale ha tenuto comportamenti certamente discutibili... È mancata quella prudenza, misura, serietà che deve avere chi esercita il potere di incidere sulla libertà altrui».
Marco è uno molto sicuro di sé e non di rado spara con sicumera qualche fandonia. Celebre l'affermazione, contenuta in un suo libro, che relatore della legge che abrogò l'immunità parlamentare fosse Pierferdi Casini. Era invece Carlo Casini che, tra l'altro, è un magistrato, ma non del suo giro. L'errore, di cui Marco ha preso atto a parole, campeggia però anche nelle successive edizioni del volume. Travaglio nelle mille apparizioni tv di cui ci gratifica - corre ai talk show più disparati, dalla tv di Roccaperetola a quella di Cassino Scalo - ripete a pappagallo dati e circostanze che lì per lì nessuno può controllare ma che, passati al vaglio, rivelano spesso qualche trucco. Mancando di pensiero proprio, Travaglio ripete ciò che sente dire dai pm amici. Un tempo pendeva dalle labbra del procuratore di Torino, Marcello Maddalena. Oggi, da quelle del pm milanese Piercamillo Davigo. Inoltre, detesta i contraddittori. Una volta che doveva presentare un suo libro antiberlusconiano a Cortina col coautore, Peter Gomez, e i pm Caselli e Davigo, rifiutò di fare partecipare al dibattito sia pure una sola voce dissenziente, bocciando tutti i nomi proposti dagli organizzatori. «Che io sappia - spiegò irridente - quando Falcone veniva invitato a parlare di mafia nessuno gli chiedeva - in nome dell'equilibrio politico culturale - di portarsi dietro Michele Greco e Totò Riina». Come dire: io, Gomez e i due pm siamo la verità rivelata, chi non la pensa come noi è mafioso. Grottesco e ignobile, ma lui neanche se ne accorge.

La conversione al giustizialismo, avvenuta tra '92 e '94 con Tangentopoli, ha trasformato Travaglio. Da uomo di destra e corrispondente del Giornale, è passato alla stampa della sinistra forcaiola guadagnandosi il soprannome di «Manette». Collabora con Micromega del conte d'Arcais, più nota come «Eco delle Procure», l'Unità, l'Espresso, Repubblica, ha scritto per Left, vicina a Rifondazione. Sull'Unità, ai tempi del centrodestra, aveva una rubrica, «Bananas», in cui tracimava fiele contro il Cavalier Bellachioma. Oggi che c'è Prodi, continua a pigliarsela col Berlusca. All'epoca dei girotondi è stato animatore dei sanculotti a fianco di Nanni Moretti, il conte Flores, il geografo Pancho, il pugile Rizzo.
Travaglio, ormai, scimmiotta Travaglio. È prigioniero del suo personaggio e del benessere che gli ha procurato. Nel «dagli» al Cav ha trovato la gallina dalle uova d'oro. Ha schiere di tifosi e blog a lui intestati. I suoi libri, inzeppati di atti giudiziari, vanno a ruba. I giornali del giro se lo contendono. Scrive anche sul settimanale femminile «A» diretto da Maria Latella, biografa e confidente di Veronica Lario, moglie del Cav. Deliziose insensatezze. Nessuna paragonabile però alla portentosa giravolta compiuta da «Manette» nel corso degli anni.
Marco è un torinese di onesta famiglia dell'universo Fiat. Educato dai salesiani, ha debuttato a metà anni '80 come cronista della rivista diocesana, Il nostro tempo. Direttore era Domenico Agasso, un liberale d'altri tempi che dava e pretendeva del lei. Marchino, poco più che ventenne, fungeva da caporedattore della piccola redazione, facendo i titoli e impaginando i «pezzi». Era già allora un portatore di certezze, ma opposte a quelle odierne. Spaziavano dall'anticomunismo, all'insofferenza verso buonismi e perdonismi sinistrorsi. In politica, sembrava stare a cavallo tra Msi e la Dc più conservatrice. Nelle guerre tra Berlusconi e l'ing. De Benedetti (caso Sme, ecc), si schierava col Cav. Nelle cose di Chiesa era tradizionalista e sostenitore della messa in latino. Era, insomma, un chierichetto della destra cattolica. Detestava i preti operai, i parroci rock, i missionari che si buttavano nel «sociale» anziché partire in missione. Si inventò un'inchiesta sull'Africa per mostrare che alla base delle sue tragedie c'erano i governi indigeni corrotti, non l'Occidente predatore della vulgata. Già allora documentatissimo, come oggi, accumulava ritagli di giornale e spulciava faldoni. Come oggi, era austero e astemio. Facendo lo spuntino al baretto sotto la redazione, mangiava tortellini bevendo chinotto. Amico di Giovanni Arpino, collaboratore del Giornale, lo tampinò finché non fu presentato a Montanelli. Così, divenne corrispondente in seconda del Giornale da Torino. Si occupava soprattutto di sport. Scrisse Lo stupidario del calcio, sbertucciando i cronisti sportivi.

Era, dunque, avviato a una serena carriera di giornalista rilassato, quando vennero Tangentopoli e la rottura tra Montanelli e Berlusconi. Marco seguì il direttore alla Voce e cominciò a odiare il Cav per interposto Indro. Giustizialista si scoprì invece abbeverandosi al giudice Maddalena, anche lui del giro montanelliano.
Ebbe successo e si innamorò di sé stesso. Tra i tanti narcisi del nostro mestiere divenne il Narciso capo. Ora, è la quintessenza del giornalista che si impanca.”

Giancarlo Perna

trinity ha detto...

Bene! Adesso conosciamo la vita di Marco Travaglio!

Paso ha detto...

e io ci aggiungerei... ecchissenefrega!

Anonimo ha detto...

missione compiuta -lavaggio del cervello effettuato-popolo catodico asservito!
Mani Pulite golpe di magistrati rossi-trasformare i giudici in replicanti di Squillante-blblblblb dot-far dimenticare alle masse che il partito chiamato lega e quello conosciuto come forza italia non erano giustizialisti-non esibivano cappi in parlamento------bltrrrrblllll.
Base aliena sulla terra a pianeta
Alpha Centauri i terrestri italiani sono cotti al punto giusto------inviare truppe per invasione ----non ci sono più cervelli------------

Rodion Romanovic ha detto...

Esimio Vega,
(come quello di street fighter?)Alpha Centauri è una stella non un pianeta-

Anonimo ha detto...

ACCORRETE E DIFFONDETE!
25 APRILE 2008

ABOLIZIONE DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI ALL'EDITORIA


Il finanziamento pubblico ai giornali costa al cittadino italiano quasi un miliardo di euro all'anno. L'editoria, può quindi, a pieno titolo essere definita editoria di Stato. Ci sono buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono rischiando la pelle, quelli emarginati, quelli sotto pagati. Il
25 aprile non è contro di loro, ma contro l'ingerenza della politica nell'informazione.
Il lettore non conta nulla per l'editore di un giornale, contano di più i finanziamenti pubblici (partiti), la pubblicità (Confindustria, ABI,
Confcommercio) e i gadget (dvd, fumetti, eccetera).

ABOLIZIONE DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI


Mussolini creò nel 1925, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti. L'albo era controllato dal Governo e messo sotto la tutela del ministro della Giustizia, il Mastella dell'epoca.
Nel 1963 l'albo divenne con una nuova legge ordine professionale dei giornalisti con regole, pensione, organismi di controllo, requisiti di ammissione. Una corporazione con dei saldi principi. Infatti nella legge
69/1963 è scritto che: è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, mentre è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.
Einaudi scrisse: "L'albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell'albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti"
Berlinguer aggiunse: "Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni".
L'informazione è libera e l'ordine dei giornalisti limita la libertà di informazione. Chiunque deve poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge.
I giornalisti liberi straccino la tessera, non ne hanno bisogno, il loro unico punto di riferimento è il lettore.

ABOLIZIONE DELLA LEGGE GASPARRI


La Corte europea di giustizia
ha condannato il regime italiano di assegnazione delle frequenze radiotelevisive.

La Corte ha dato ragione a Europa 7, le cui frequenze sono occupate dalla rete di propaganda di Arcore, detta anche Rete 4. La Corte ha evidenziato che il regime di assegnazione delle frequenze nel nostro Paese:
- non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi
- non ha criteri di selezione obiettivi – trasparenti – non discriminatori – proporzionati (poi ha finito gli aggettivi)

La sentenza europea segue quelle a favore di Europa 7 della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e dell’Avvocato generale della Corte di Giustizia europea del 12 settembre 2007 (che ha bocciato la legge Gasparri).
Mi aspetto che si faccia applicare la sentenza senza invocare la Nato e l’ONU. Ma sono sicuro che non succederà. Con il solito trucco: cambieranno la legge.
Le frequenze radiotelevisive sono in concessione, significa che sono di proprietà dello Stato, che può decidere, liberamente, a chi assegnarle. Le frequenze sono quindi dei cittadini, di nostra proprietà.
Le leggi che hanno regolamentato il sistema radiotelevisivo, dalla Mammì alla Gasparri, hanno creato un mostro: il Testo Unico. Cambiarlo solo in parte è inutile, va eliminato per poter definire, da zero, nuove regole che garantiscano una vera informazione.

Anonimo ha detto...

Caro romanovic o stella o pianeta ormai il lavaggio del cervello è stato fatto,forse è questa la cosa più importante.

Paso ha detto...

chi è che fa sti lavaggi?!?!? che ho da lavare la macchina? :D